Bestiario – 2 – Il buonista a prescindere

 

di Mario Giardini

migrantiSiamo sommersi dalla alluvione di un buonismo soffocante, arrogante, irresponsabile: il buonismo a prescindere.

Il campione mondiale in questa specialità è senza dubbio alcuno Don Jorge Mario Gaucho Bergoglio, inopinatamente eletto Papa, successore di Herr Ratzinger. Il nostro gaucho non esita, talvolta, a scendere al livello dei nostri peggiori politici per convincerci ad accogliere tutti.

Così, le immagini dei bambini affogati nelle traversate verso le coste europee diventano una nostra colpa imperdonabile, la patente dimostrazione del nostro egoismo. E non perde occasione, il Gaucho venuto dalla fine del mondo, per rimproverare la nostra grettezza, la nostra mancanza di carità cristiana, la nostra folle adorazione del dio denaro.

Chi è il buonista a prescindere? Uno che sa, ma finge di non sapere. O uno che non si documenta, non riflette, non si guarda intorno, ma è pronto, assai poco cristianamente, a dare del nazista a chiunque osi esprimere dubbi su una immigrazione che sta somigliando sempre più a una invasione. Ovviamente, il buonista a prescindere è cieco: non vede le decine di migliaia di immigrati che agli incroci sostano il giorno intero a lavar vetri, nel sole o nel freddo; che stendono panni per terra, in ogni cantone, per vendere cianfrusaglie inverosimili, imitazioni illegali, o giocattoli pericolosi. Non leggono le statistiche su quelli che delinquono; ignorano quanti, e sono moltitudini, di notte sgusciano in qualsiasi tugurio che offra un riparo, senza acqua e servizi igienici.

Non vede le decine di migliaia di puttane lungo le strade, il buonista a prescindere. Giovani donne, talvolta ragazzine, attirate da noi col miraggio dell’Europa; o, se le vede, le scambia per hostess dell’ANAS.

Il buonista a prescindere non vede le altre centinaia di migliaia di immigrati che non hanno un futuro perché sfruttati a tre euro l’ora; non vede quelli che campano di elemosina statale, rinchiusi nei centri di accoglienza che diventano prigioni maleodoranti. Il buonista a prescindere ignora, ovviamente, che questo paese ha una densità abitativa superiore a quella cinese.

Il buonista a prescindere vuole accogliere, a prescindere, appunto, come il suo eroe, il gaucho Don Jorge raccomanda, perché bisogna difendere gli umili. Bella difesa, non c’è che dire, quella di destinarli agli incroci, cristianamente convertiti in lavavetri.

Naturalmente il buonista a prescindere non si pone il problema di dover trovare una casa, di doverli accogliere a scuola o nel sistema sanitario nazionale. Né quello di trovare lavoro a questa gente, in un momento in cui da noi ci sono 4 milioni di disoccupati, e non diminuiranno ancora forse per un decennio o più. O, magari, pensa che quei pochi posti di lavoro che ci saranno dovranno andare ai poveri immigrati, e non ai nostri figli. O forse pensa che, essendoci ancora centinaia di migliaia di incroci liberi, posti dove esercitare la propria professione ce n’è ancora in abbondanza.

Il buonista a prescindere si trastulla con l’idea che gli immigrati servono, perché pagheranno le pensioni agli italiani. Già. Non viene neanche da ridere, ma solo da piangere. In breve, Il buonista a prescindere vive fra le nuvole, e si sente eticamente a posto, ben al di sopra dei comuni mortali, insieme al capo, il buon Don Jorge Gaucho.

Il buonista a prescindere è anche dotato di un’etica molto, ma molto elastica. Si commuove per quelli che scappano e riescono a mettersi in mare. Ma non un pigolio sugli ottocento milioni di esseri umani che scappare non possono, perché vivono con meno di 1 € al giorno.

Il buonista a prescindere ordina come imperativo morale e legale l’accoglienza di chi scappa dalla guerra. Prima loro, poi gli altri. Altro esempio di etica elastica assai: cosa c’è di così diverso tra il morire per una bomba o una mina antiuomo e la morte per inedia, fame, malattie?

Il buonista a prescindere non vede che sui barconi in arrivo molto, troppo spesso, ci sono fior di giovanotti che si propongono di godere di quella libertà e di quel livello di vita che a noi sono costati secoli di sangue, sudore, e fatica. Giovani uomini e donne che vogliono il benessere e la libertà, sì, ma quelli conquistati da altri. Molto furbamente, questi fior di giovanotti non pensano neanche lontanamente che il loro dovere sarebbe lottare in casa propria per ottenere ciò che si sogna nella vita.

In breve: Il buonista a prescindere è un pò tanto, ma tanto, proprio tanto, coglioncello.

Bisognerebbe, mi si dice, cristianamente e, a prescindere, perdonarlo. Perché, appunto, è un buonista.  A prescindere. Potrei anche essere d’accordo, se ci limitassimo al Gaucho Argentino di oltre Tevere. Sono cresciuto nel suo paese, e conosco gli indigeni.

Ma quando è un tale di nome Galatino, segretario generale dalla CEI, il buonista a prescindere? Cioè uno che pare una rock star (andate sul sito www.angelogalatino.it e vi accorgerete di che pasta è fatto il soggetto)?

Uno che sputa un giorno sì e l’altro pure su questo paese, che, nonostante le sue manchevolezze, salva ogni giorno la vita a migliaia di esseri umani?

A questo specialissimo nerovestito coglioncello però ciò non basta, perché sessanta milioni di italiani devono scaricarsi la coscienza con ben altre azioni. Testuale: “non basta salvare i migranti in mare per mettere a posto la coscienza nazionale”.   Offende sessanta milioni di italiani, questo sciocchino di prete, e non se ne accorge.

Che possiamo dire a questo specialissimo coglioncello di magnitudo 24, buonista a prescindere elevato al cubo? che, pur essendo italiani, non crediamo di avere nulla sulla coscienza da mettere a posto?  Per lo meno, nulla che ci possa essere rimproverato da un coglioncello a prescindere, pardon, un buonista a prescindere della sua taglia?

Come? Ah, ok, grazie, sì. D’accordo. Cristianamente, concordiamo che “coglioncello a prescindere” è, opportuno e calzante. A prescindere, si capisce.

 

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