di Pier Vittorio Gard
Come abbiamo visto nell’articolo “Omeopatia fa rima con stregoneria”, l’omeopatia si basa su una serie di principi secondo le “intuizioni” del suo fondatore Hanhemann espresse nel libro “Organon”(1810). Abbiamo anche visto come, secondo la scienza, questi principi siano indimostrabili e infalsificabili, quindi dogmatici e assolutamente privi di alcun valore scientifico.
Mentre la scienza è sempre alla ricerca della conferma delle proprie teorie, pronta a modificarle in funzione di nuove evidenze, l’omeopatia, essendo basata su dei dogmi, non possiede meccanismi di autocorrezione. L’omeopatia rimane da due secoli immutabile, ancorata ai medesimi principi formulati dal suo fondatore, eventualmente modificati dai suoi seguaci quando eccessivamente difficili da ingoiare anche dai più creduloni.
Credere nella omeopatia rimane dunque esclusivamente una questione di fede. Ma, si sa, il demonio è sempre in azione, tentando di mettere alla prova la Fede del Credente (leggi: credulone), opponendo il dubbio della ragione alle certezze della Fede.
Il noto investigatore del paranormale, James Randi( https://it.wikipedia.org/wiki/James_Randi) ha istituito un premio di un milione di dollari per chiunque sappia distinguere (in laboratorio o in una clinica), tra contenitori anonimi, quali sono i contenitori che contengano un prodotto omeopatico e quali solo acqua fresca.
Il test, che gli omeopati presentavano come il miglior esperimento possibile, è stato eseguito dalla BBC e dalla Royal Society inglese e(ovviamente) è risultato un fallimento completo. Per la descrizione del test, consultare: www.cicap.org/new/articolo.php?id=273174
Risultato? L’esercito dei Creduloni non accenna a diminuire. Per loro, la voce della scienza nulla può di fronte alla credulità alimentata da esperienze individuali, il più delle volte (come vedremo), basate su impressioni piuttosto che su evidenze, interpretate e raccontate senza alcun rigore scientifico.
In una valle dell’Alto Canavese, fino a pochissimi anni fa, esisteva una “guaritrice”, specializzata nel curare il cosiddetto “fuoco di S.Antonio” (erpes Zoster). La signora era abbastanza nota in tutto il Canavese dove, in dialetto piemontese, veniva chiamata “la madama dla scuet”, la signora dallo scopino. Sono venuto a conoscenza della sua esistenza quando mia zia, ultraottantenne, venne colpita dal morbo. Come di regola succede in questi casi, incominciarono presto ad arrivare i consigli di parecchi conoscenti, “va da la madama dla scuet et vagré qu’at pasa!”.
Trascorsero due o tre settimane, finché, essendo il dolore piuttosto alto, mia zia, seppure con molta incredulità, mi chiese di portarla dalla guaritrice. Un giorno qualunque della settimana; un villaggio di montagna; alcune macchine ferme in coda davanti a una stamberga, con persone anziane a bordo. Giunto il suo turno, mia zia (così mi raccontò) fu fatta entrare in un tugurio semibuio, con le pareti coperte di fuliggine, un caminetto acceso e un letto su cui fu fatta accomodare. La guaritrice, dopo aver scaldato sulla fiamma del caminetto uno scopino, lo fece passare sulla pelle dolorante, sfiorandola appena. L’intervento durò una decina di minuti, il compenso secondo offerta. Il consiglio della guaritrice: ritornare due volte alla settimana, per tre settimane.
Vien da ridere? Se qualche lettore trova ridicolo il metodo dello scuet, provi a pensare alla cosiddetta “legge” degli infinitesimali che è uno dei pilastri della omeopatia.
Secondo questa “legge”, la forza vitale del farmaco, si esalta con la “dinamizzazione”, cioè con successivi scuotimenti (succussions) e diluizioni (cosiddetta “potenza”, come la chiamano gli omeopati). La “dinamizzazione” era considerata da Hanhemann come un processo di rilascio di energia che veniva considerata essenzialmente immateriale e spirituale. Come descrive il medico studioso di medicine alternative (A.Campbell),con il passare del tempo Hanhemann divenne sempre più impressionato dalla potenza della scoperta che credeva di aver fatto, al punto da mettere severamente in guardia contro gli effetti di una eccessiva dinamizzazione.
Arrivò addirittura a sconsigliare agli omeopati di….portare in giro le pillole tenendole nella tasca del panciotto: gli scuotimenti avrebbero potuto renderle pericolose, persino mortali!
I suoi seguaci, evidentemente preoccupati che neanche lo scemo del villaggio potesse credere a simili idee, eliminarono dalla filosofia omeopatica alcune esagerazioni espresse dal maestro. Da allora, e sono passati due secoli, l’omeopatia è rimasta la medesima, mentre lo scemo del villaggio ha fatto forti progressi, anche grazie alla migliore alimentazione. Lascio ai commenti del lettore sagace battute spiritose suggerite dall’argomento.
Torniamo alla zia, che era una persona intelligente, mangiò la foglia e non ci tornò più. Né attribuì alla guaritrice il merito del fatto che, dopo una decina di giorni, i dolori cominciarono ad attenuarsi. In altre parole, mia zia non cadde nell’errore che va sotto il nome di “regressive fallacy”. Secondo questo errore, le persone che cadono vittime delle “cure” alternative non tengono conto delle inevitabili fluttuazioni dei disturbi che intendono curare e cercano quindi di attribuire la causa dei risultati positivi alle azioni terapeutiche che il ciarlatano di turno ha loro propinato.
Nel caso dello “scuet”, la diagnosi è sin troppo facile. Molti pazienti decidono di rivolgersi alla guaritrice solo quando il dolore giunge al limite della sopportabilità. Ma noi sappiamo che, nel caso del fuoco di Sant’Antonio, normalmente, dopo aver raggiunto il massimo, il dolore tende a decrescere spontaneamente secondo il normale decorso della malattia. La persona affetta dalla malattia non sempre conosce quale sarebbe stato il suo decorso e quindi in molti casi è portato ad attribuire alle pratiche alternative il merito della guarigione. Questo succede anche con i disturbi a carattere fluttuante, come mal di schiena, mal di testa, leggere depressioni ecc. La persona sofferente tende a rivolgersi alla medicina alternativa quando il disturbo è vicino ai livelli massimi e quindi prossimo a una naturale riduzione.
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