Europa – 2 – La Brexit non è l’espressione di ignoranti terroni, ma il rifiuto di una Europa socialisteggiante, eco talebana e politicamente corretta

di Mario Giardini

Brexit-EU-remainL’UE sta diventando un regime, dove una enorme e ignota burocrazia, mai eletta da alcun elettore europeo, fa le leggi al posto del parlamento europeo e dei parlamenti nazionali. Come è possibile? Ebbene, quando l’UE era semplicemente il MEC, Bruxelles si limitava a emettere dei “regolamenti” tecnici. Famoso a livello planetario quello sulla curvatura e lunghezza delle banane di importazione.

Col passare del tempo, i settori regolamentati di responsabilità UE sono aumentati. Adesso oltre l’80% delle leggi valide per i 28 dell’Unione, nascono e vengono emanate a Bruxelles. Il modello però è rimasto inalterato, infatti continuano a chiamarsi regolamenti. I regolamenti hanno il rango di legge nei paesi aderenti, cioè non hanno bisogno di essere approvati dai parlamenti per essere operativi. Superano qualsiasi legge nazionale che riguardi l’oggetto trattato.

Ma una legge dell’Unione, affinché possa essere applicata uniformemente in tutti i paesi, deve contenere anche il (o gli) allegati tecnici attuativi. Poiché i politici non hanno conoscenze specifiche in quasi nessun campo, sono in realtà gli euro burocrati a scriverli. Euro burocrati talmente arroganti che talvolta prendono perfino l’iniziativa di proporre nuove leggi, quasi sempre capaci di sottrarrci ulteriori spazi di libertà. Un campo nel quale sono campionissimi è quello dei rifiuti: se andate sul sito eur-lex e digitate rifiuti, troverete non meno di 11.000 (undicimila) documenti aventi carattere legale di regolamentazione del settore. Undicimila.

La GB liberale non poteva andare d’accordo con questa Europa socialisteggiante, eco talebana, e campione del politicamente corretto. Cioè, tafazziana e razzista.

La Brexit non mi esalta, ma tutto sommato sono contento. Forse, dopo averla disfatta, di Europa se ne potrà ricostruire una dove si possa comprare una banana, il parmigiano, o una vongola, senza che sia soggetta ad una direttiva o a un regolamento europeo. Perché, così com’è, è irriformabile.

Mi è stato raccontato da una imprenditrice marchigiana che nella sua regione parecchie piccole aziende che costruivano infissi sono state obbligate da un regolamento europeo a cambiare le macchine che adoperavano per le lavorazioni. Alcune con grandi sacrifici lo hanno potuto fare. Altre hanno chiuso. La maggior parte hanno trasferito all’estero l’azienda.

Adesso l’UE ti entra in fabbrica e ti ordina quali macchine devi usare per fare il tuo mestiere di sempre.

Non solo, in innumerevoli casi l’UE ti ordina anche che cosa fare: niente tostapane doppi, perché consumano troppa energia; niente aspirapolveri da più di 1200 w; niente lampadine a filo, ma quelle a basso consumo. Che costano tre volte di più e durano 5 volte di meno, ecc ecc ecceterissima. Questi sono, tutto sommato, solo alcuni piccoli esempi.

Se ne possono fare tanti altri, di maggior portata: l’ottusa fissazione per le rinnovabili da fv ed eolico, che ha portato a spendere oltre 500 miliardi di euro (cinquecento miliardi) e ad avere l’energia elettrica più cara del mondo, per contribuire con un misero 0,26% al totale di energia elettrica necessaria al pianeta.

L’idiozia di obbligo, anche nei paesi mediterranei, di accendere i fari delle macchine durante il giorno. Regolamento emesso a partire da un meta-studio che ha preso in considerazione solo 10 incidenti stradali, e che pareva dimostrare una qualche utilità dei fari accesi per evitarli.

Questa superba idiozia fa aumentare i consumi, lo ammette lo stesso regolamento, tra  0,5 % e  1,5%.  A ciò corrisponde un aumento delle emissioni tale da ANNULLARE i benefici ambientali ottenuti dalle rinnovabili spendendo centinaia di miliardi di euro.

Perché faccio questi esempi?

Beh. Il NO della GB a questa Europa, non è piaciuto, soprattutto alla gauche al caviale. Allora, chi lo ha espresso necessariamente è un vecchio ignorante terrone, come minimo.

E dei signori legislatori di Bruxelles che vogliamo dire, alla luce dei pochi esempi fatti sopra? Che sono tutti soggetti da Nobel?

Che poi siano in prima fila gli italiani a dare dell’ignorante fa sorridere. Nel piano UE di incremento di scolarità per la fascia 25 – 34 anni, con l’obiettivo del 40% da raggiungere nel 2020, l’Italia è ultima su 28 nazioni, dietro Romania e Bulgaria, con un miserabile 21%. Ci sono molti paesi europei che già nel 2012 avevano superato l’obiettivo. Fra essi, Germania, Irlanda (che punta al 60%) e la GB.

Con un budget per l’istruzione pari al nostro, in UK ci sono più di dieci università fra le cento migliori del mondo.

E, costantemente, due o più, sono classificate fra  le prime 10, talvolta una occupa il primo posto. La prima delle nostre è intorno al 200mo posto.

Certo, con la buona scuola renziana riusciremo a migliorare la scuola. E gli insegnanti diventeranno coltissimi con i 1000 euro ricevuti.

Sicuro. Però questa barzelletta la sento da quando ero ragazzino.

Non sarà che che senza migliorare gli studenti non si va da nessuna parte?

Ultimo appunto, questo da perfetto eretico quale sono: leggo le critiche alla scuola nostrana, anche feroci.  Ma non ho mai letto che, dato che dall’asilo all’Università, il corpo insegnante è composto per più del 90% da donne, il gentil sesso ha le maggiori responsabilità se la scuola che frequentano i nostri figli è mediocre.

Invece, per legge si sono introdotte le quote rosa anche quando votiamo. Perché se nell’esprimere due preferenze, una deve essere per una donna, è di fatto una quota rosa. E se nei CDA deve sedere una quota di donne per legge, è una quota rosa.

Vogliamo ottenere, evidentemente, gli stessi risultati della nostra scuola, anche in altri campi. Chapeau

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