Mitologia contemporanea – 4 – Come nacque il mito di Roswell (parte III, finale)

di Mario Giardini

Roswell-Hoax-589547Considerazioni. E’ del tutto ovvio che il precipitare sulla Terra di una nave spaziale extraterrestre, sia pure priva di equipaggio, ed il conseguente ritrovamento dei rottami, avrebbe implicazioni gigantesche. Intanto, proverebbe che almeno un’altra forma di vita intelligente è presente nell’universo, rispondendo “No” all’antica domanda: siamo soli?

Finirebbero, anche, e in un colpo solo, certezze religiose millenarie, che vedono l’uomo unico, e solo, beneficiario e termine del creato.

Sorgerebbero in un istante infinite domande. Chi sono? Da dove vengono? Come sono? Quanti sono? Ci somigliano? Sono più o meno saggi dell’Uomo? Sono pacifici o violenti? Vogliono conquistarci?  Adeguano la loro vita ad un’etica? Quale? Quanto a lungo vivono? Come si riproducono? Ha un significato per loro la parola Amore?  O la parola Giustizia? E ha un significato dire che si esprimono mediante parole (il linguaggio è una caratteristica tipicamente umana)?

Domande difficili, che non sarà, comunque, mai possibile porre. Almeno, partendo da una storia come quella di Roswell. Perché la probabilità che un’astronave capace di viaggi interstellari precipiti sulla Terra causa un guasto è praticamente zero. Una costante del progresso tecnologico è il parallelo aumento di quel parametro detto affidabilità.

Una tecnologia capace di costruire una navicella che si muova fra le galassie avrebbe, quasi certamente, anche la capacità di costruirla a prova di guasto. Questo è il primo degli elementi che rendono la storia di Roswell assolutamente incredibile.

Elemento non ovvio, ma ciò non significa che non sia valido. Presuppone un guasto catastrofico in un meccanismo che, invece, è lecito presumere a prova di guasto.

Gli altri elementi, a seguire, per smascherare il mito, sono: l’assoluta assenza di resti ad alta tecnologia; il non aver trovato rottami che somiglino o facciano pensare a sistemi di controllo e guida; l’assenza di qualsiasi propulsore. Insomma, una bugia colossale, che però ancora oggi attira a Roswell, ogni anno, migliaia di turisti entusiasti.

Tanti ne arrivano, che ci campano sopra, pare, ben tre “musei” che, insieme a qualche foto e a qualche dubbio cimelio degli anni quaranta, vendono ai visitatori libri, magliette e mercanzia varia a ricordo dell’”evento”. Che i roswelliani si manifestino riluttanti a classificare il mistero come inventato, è comprensibilissimo. Business is business. E il verde dei dollari molto attraente.

La vita nell’Universo, considerazioni (personali). Ultimo aspetto, non meno importante.  In questa, come in altre consimili storie, si tende a pensare a degli alieni dalle forme umane o umanoidi, o, comunque, ad esseri intelligenti la cui struttura fisica ha una natura biologica fondata sul carbonio ed è, in qualche modo, simile o riconducibile a quella dell’uomo.

Questo è, purtroppo, quasi certamente un errore.

La biologia dell’uomo sembra talmente legata alle caratteristiche fisico-chimiche del pianeta Terra che la probabilità che altri esseri intelligenti si siano evoluti, nell’Universo, replicando in qualche modo il modello antropico, è zero.

Zero. Il che significa che ET non busserà mai alla porta dell’umanità. Perché, se esiste da qualche parte, certamente non è come noi. Non parla. Non vede. Non sente. Non odora. Non cammina, e non ha le braccia. Può darsi benissimo che la sua “visione” dell’Universo, cioè il suo modo di percepirlo, sia del tutto incomprensibile alla nostra ragione.

E che sia altrettanto inintelligibile il suo modo di “spiegare” l’Universo. O sé stesso.

In altri termini: se altri esseri intelligenti esistono nell’Universo, e un giorno li incontrassimo, potremmo essere incapaci di riconoscerli, appunto, quali esseri intelligenti.

Se, invece, li identificassimo come tali, possiamo affermare, con quasi assoluta certezza, che non saremo in grado di comunicare con loro.

Purtroppo.

 

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