In questo e nei successivi articoli verranno trattate le sorprendenti armonie fra Buddismo e scienza emerse soprattutto con l’avvento della fisica quantistica e della teoria della relatività. La discussione viene condotta partendo dai tre punti essenziali della filosofia buddista di visione del mondo, e cioè: la interdipendenza, la vacuità e l’impermanenza dei fenomeni.
Per ognuno dei tre punti verrà esposta prima la visione buddista, poi la corrispondente visione della scienza. Nel presente articolo discuteremo il concetto Buddista della “interdipendenza”.
Il concetto di interdipendenza rappresenta il cuore della visione buddista della realtà, e possiede immense implicazioni riguardo il modo in cui il buddista debba vivere la propria vita.
Secondo il Buddhismo, nessun fenomeno può possedere una esistenza autonoma e indipendente, perché qualsiasi fenomeno esiste solo in rapporto al resto dell’universo e in nessun luogo dell’universo può esistere una entità indipendente.
Questo non significa che il Buddhismo neghi l’esistenza dei fenomeni, solamente sostiene che i fenomeni appaiono in quanto sono connessi ad altri fenomeni, condizionati da altri fenomeni e a loro volta condizionanti altri fenomeni, in un continuo rapporto di causa ed effetto.
Ad un’analisi superficiale, l’idea dell’interdipendenza potrebbe minare la nozione stessa di realtà, perché noi tendiamo a vedere prima il fenomeno e poi il suo rapporto con il resto. Secondo il pensiero Buddhista, invece, è proprio l’interdipendenza che fa apparire la realtà.
Infatti, se una entità fosse completamente autonoma da tutto il resto e immutabile non sarebbe possibile agire su di essa, né essa potrebbe in qualche modo interagire su qualcosa.
L’interdipendenza quindi non è una semplice interazione fra fenomeni, ma è una condizione indispensabile perché un fenomeno possa apparire.
Vediamo come nel libro “Vita di Siddhartha il Buddha” di Thich Nhat Hanh” viene illustrato il concetto di interdipendenza:
“Sorrise e levò lo sguardo a una foglia di pippala stagliata contro il cielo azzurro, la cui punta ondeggiava verso di lui come se lo chiamasse. Osservandola in profondità, Gautama vi distinse chiaramente la presenza del sole e delle stelle; perché senza sole, senza luce e calore, quella foglia non sarebbe esistita. Questo è in questo modo, perché quello è in quel modo. Anche le nuvole vide nella foglia, perché senza nuvole non c’è la pioggia e, senza pioggia, quella foglia non poteva esistere. E vide la terra, il tempo, lo spazio, la mente: tutti presenti nella foglia. In verità, in quel momento preciso, l’universo intero si manifestava nella foglia. La realtà della foglia era un miracolo stupefacente”.
Quindi, il Buddismo vede il mondo come un immenso ed eterno fluire di eventi fra di loro interdipendenti, in un continuo rapporto di causa ed effetto. La realtà non può essere localizzata e suddivisa, al contrario, deve essere considerata come olistica e globale.
È la nostra esperienza che ci fa percepire questi eventi come autonomi, dotati di una realtà oggettiva, ma questo è solo una illusione, una costruzione mentale.
Interessante notare il medesimo concetto di interdipendenza espresso dalla filosofia ellenica e romana:
“Per chi ascolta non me, ma il lógos, sapienza è intuire che tutte le cose sono Uno, e l’Uno è tutte le cose”. (Eraclito,535-475 a.c.).
“In effetti, tutto dipende dall’uno e deriva da esso, nonostante che tutte le cose sembrino separate e siano considerate molte. Considerate insieme, tuttavia, esse sono un’unità, o piuttosto una duplicità, a partire dalla quale e dalla quale tutte le cose sono state fatte: vale a dire, la materia, da cui esse sono state fatte, e la volontà di colui il cui decreto le rende differenti le une dalle altre”. (Ermete Trismegisto)
“Tutte le cose sono reciprocamente intrecciate, il loro legame è sacro e quasi nessuna cosa è estranea ad un’altra. Si trovano, infatti, armonicamente ordinate e insieme danno ordine e bellezza al medesimo mondo. E quest’ultimo è unico, formato da tutte le componenti, unico è il dio che le attraversa tutte quante, unica la sostanza e unica la legge, la ragione comune a tutti i viventi intelligenti, unica la verità, se è vero che una sola è la perfezione dei viventi aventi medesima natura e partecipanti alla medesima ragione”. (Marco Aurelio)
È importante qui osservare le profonde implicazioni etiche e morali che il Buddismo trae dal concetto di interdipendenza.
Comprendere il concetto di interdipendenza, secondo il Buddismo, conduce a una trasformazione interiore che ci porta a demolire i muri di illusioni che creiamo fra “me” e “l’altro”. Rende senza senso l’orgoglio, la gelosia, l’avarizia, la malizia. Se tutti gli oggetti, animati e inanimati sono interconnessi, ebbene dovremmo essere sensibili alla felicità e alla sofferenza degli altri, perché dovremmo sentirla anche come nostra.
Il sentimento buddhista di amore universale e di compassione verso tutti gli esseri viventi sono conseguenze dirette del concetto di interdipendenza.
Ecco come a proposito si esprime il Dalai Lama:
“Il concetto di interdipendenza è molto utile per acquisire una visione chiara e giusta del mondo, e per indirizzare il nostro atteggiamento nei confronti dei nostri simili, gli altri esseri umani, dell’ambiente, che comprende gli animali, gli uccelli, tutto…
In tale prospettiva,diventa chiaro come l’interdipendenza non significhi affatto che il mio interesse dipende dagli altri. No. Il mio futuro è intimamente legato al benessere degli altri. Il mio benessere dipende da quello degli altri. La loro felicità è la mia. Si rende conto allora che l’idea di interconnessione fra gli esseri e le cose è tutt’altro che astratta”.
Si deve infine notare che il concetto di interdipendenza fa sì che non ci possa essere una causa prima, quindi un Dio creatore, perché nulla può essere causa della propria esistenza. Anche tempo e spazio non possono avere un inizio: nulla, neppure un inizio del tempo e dello spazio, si può manifestare senza una causa, nulla può cominciare ad esistere o cessare di esistere.
Ne segue che il big bang può solo essere un episodio all’interno di un flusso continuo di eventi, senza inizio né fine.
Nel prossimo articolo discuteremo come il concetto buddhista di interdipendenza si rispecchi nelle scoperte scientifiche della fisica quantistica e della teoria della relatività.
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