di Mario Giardini
1° giugno 2009: Volo Air Feance Rio de Janeiro – Parigi 447: che cosa è accaduto?
“The investigation team localized and identified the memory unit from the Flight Data Recorder (FDR) at 10 h UTC this morning. It was raised and lifted on board the ship Ile de Sein by the Remora 6000 ROV at 16h40 UTC.”
Stringato, essenziale, questo messaggio è stato diffuso dal BEA (Bureau d’Enquêtes et d’Analyses pour la sécurité de l’aviation civile) il primo maggio 2011. Due giorni dopo, il 3, verrà recuperato anche il CVR, il Cockpit Voice Recorder del volo AF 447 Rio-Parigi del 1° giugno 2001.
La notizia è stata oscurata, in quei giorni, dalla morte di Bin Laden. E’ apparsa e scomparsa velocemente dai giornali, appena una nota nelle pagine interne. Eppure meritava di essere apprezzata: metteva fine a 23 mesi di una testarda, costosissima nonché tenace ricerca, condotta in un largo tratto di Atlantico, a oltre 4000 metri di profondità. Pareva una mission impossible. Eppure è stata portata a termine, documentata, e posta a disposizione del pubblico sul sito della BEA.
Non solo. Essendosi verificata la solita anticipazione sensazionalista e disinformata sul contenuto dei registratori di volo, la BEA è stata costretta ad intervenire ieri con una precisazione che è non solo una secca e risentita smentita, ma che suona anche come una dovuta lezione di etica professionale ed umana per certo tipo di giornalismo:
“According to an article that appeared in «Le Figaro» on the evening of Monday 16 May 2011, the «first elements extracted from the black boxes» would exonerate Airbus in the accident to the A330, flight AF 447, which killed 216 passengers and 12 crew members on 1st June 2009.
Sensationalist publication of non-validated information, whilst the analysis of the data from the flight recorders has only just started, is a violation of the respect due to the passengers and the crew members that died and disturbs the families of the victims, who have already suffered as a result of many hyped-up stories.”
Air France aveva, ed ha tutt’ora, due collegamenti giornalieri fra Rio e Parigi, in entrambi i sensi. Il volo 447 era partito da Rio quel 31 maggio 2009 con 216 passeggeri, 3 piloti e 9 attendenti di cabina. L’aereo era un A330-203, marche F-GZCP, bireattore di lungo raggio costruito da Airbus Industries. Ottima macchina, molto diffusa, concorrente diretta del Boeing 777, è stata comprata da molte compagnie aeree, anche americane. Il volo AF 447 decollò alle 22 e 29, ora UTC, che coincide, a meno di milionesimi di secondo, con il GMT. Il peso al decollo era di 232,8 tonnellate, oltre 70 erano carburante.
Le fasi iniziali del volo, su territorio brasiliano, furono normali. Alle 22 e 45 UTC il controllo del traffico aereo di Curitiba autorizzò la quota di crociera di 35.000 piedi (10.668 metri). La traversata dell’Atlantico iniziò poco prima dell’una, in un punto a sud-ovest dell’arcipelago di Fernando de Noronha. Lungo la rotta ci sono punti di riporto radio obbligatori (INTOL, SALPU, ORARO, TASIL). L’equipaggio informò l’ultimo controllo del traffico aereo brasiliano di avere passato INTOL, e di stimare SALPU a ore 1 e 48 UTC, e ORARO a 2.00 UTC. Erano le ore 1.35 e 43 secondi.
A questo punto, il controllore conferma la quota di 35.000 piedi e chiede il tempo stimato per TASIL. Non avendo ottenuta risposta, ritenta altre due volte, senza successo. Da questo momento in poi nessuno parlerà più con l’equipaggio. In assenza di riposta dall’aereo, il controllore brasiliano informa Dakar sui tempi stimati di percorrenza. Passa una stima di arrivo su TASIL alle 2. 20.
AF 447 fa perdere le sue tracce alle 2 14’ 26”, quando un ultimo messaggio perviene ai centri di controllo Air France a terra tramite la rete ACARS (un insieme di collegamenti terrestri e satellitari utilizzati per trasmettere vari tipi di informazioni, fra cui posizione e dati di volo – velocità, altitudine – ed anche allarmi e malfunzionamenti a bordo).
Sono 24 i messaggi inviati in automatico, e verranno analizzati e discussi a lungo, anche sulla stampa. Essi iniziano alle ore 2 10’ 10” UTC e finiscono, come detto, quattro minuti e sedici secondi dopo. Il primo messaggio è: pilota automatico disconnesso. Seguono altri di difficile interpretazione, come guasto al rilevatore di wind shear, e passaggio all’alternate flight control law. Ce n’è uno particolarmente allarmante: allarme per variazione di altitudine maggiore di 1.800 piedi al minuto per più di cinque secondi: sta ad indicare una sorta di caduta libera dell’aereo.
Due rapporti preliminari sono stati emessi da quel primo giugno.
Riassumendo le conclusioni: il tempo lungo la rotta era quello tipico del periodo nella zona di convergenza inter-tropicale: potenti cumulonembi e ammassi nuvolosi estesi (alcuni aerei in volo prima di AF 447 avevano deviato dalla rotta prevista per evitarli). Non c’erano stati problemi alla macchina segnalati dall’equipaggio. L’equipaggio medesimo era perfettamente addestrato e riposato.
La diagnostica software dell’aereo non aveva segnalato anomalie prima dei 24 messaggi di cui si è detto. I primi resti recuperati e analizzati confermavano che l’aereo non era esploso in volo, ma anzi, aveva impattato con il mare col muso in alto, in volo quasi livellato (c’era solo un piccolo angolo di bank, cioè una piccola inclinazione delle ali rispetto all’orizzonte), ma con alta accelerazione verticale.
Le maschere di ossigeno non erano state rilasciate, prova di non decompressione in volo. I giubbotti salvagenti erano al loro posto.
Ma. L’aereo, analizzando dati parziali, si trovava a volare all’interno di masse d’aria altamente instabili e con forti fenomeni di convezione; l’autopilota si è sempre disinserito in quei quattro minuti; i sistemi di bordo hanno registrato una velocità errata (guasto nelle sonde Pitot) per circa tre minuti e 20 secondi; le variazioni di altitudine non controllate sono rimaste però entro circa mille piedi e, soprattutto, l’aereo è rimasto sempre all’interno del suo inviluppo di volo. Cioè entro parametri di volo (velocità, assetto) accettabili, perché sicuri e compatibili con il volo e con la resistenza strutturale della macchina. Inoltre, ad una analisi preliminare, non si sono trovare prove sufficienti per ordinare la sostituzione delle tanto chiacchierate sonde Pitot sugli Airbus 330 e 340.
Tuttavia: un magnifico, nuovo – era in servizio da appena 4 anni – e grande aereo, passa dalla crociera a 35.000 piedi e 900 km/h all’impatto col mare in volo quasi livellato (e ciò deve per forza aver richiesto qualche minuto), senza che i piloti possano correggere o contrastare la situazione.
Come se all’improvviso tutti i sistemi di comando e controllo del volo fossero diventati inutilizzabili. Stallo in velocità seguito da vite? Con i piloti che riprendono il controllo, ma è troppo tardi, perché non hanno quota sufficiente e impattano contro il mare in volo sì quasi livellato, ma con una distruttiva componente verticale di velocità? E che cosa può avere determinato lo stallo, se di stallo si è trattato? Il volo compiuto entro ammassi nuvolosi con acqua sopra-fusa che provoca, ghiacciando, una improvvisa perdita di portanza causa alterazione del profilo alare?
O un superamento della VNE con deformazioni plastiche della struttura, causata dall’errata lettura della velocità dovuta al cattivo funzionamento delle sonde Pitot? Deformazioni che a loro volta hanno provocato o lo stallo o la perdita di controllo delle superfici di comando (alettoni, timone di direzione, pitch?)?
Che cosa è accaduto? Nessuno lo sa. Certo pensare ai 228 a bordo fa stringere il cuore: cittadini di 16 paesi differenti, fra cui l’Italia. Otto bambini, fra cui n neonato.
I registratori di bordo appena recuperati aiuteranno, si spera, a dare una risposta: è proprio per questo che si è tenacemente lottato per 23 mesi per recuperarli, senza badare alle spese, al tempo che passava, allo scoramento.
PS: Questo sfortunato incidente mi ha colpito più di altri: ho volato sul 330 caduto almeno due volte. E, per puro caso, quella notte ero sul volo AF 446, da Parigi a Rio, decollato dal Charles de Gaulle alle 22 20 UTC. All’arrivo (ore 5.30 del mattino, ora di Rio) trovai una quantità inusitata di messaggi sul mio cellulare. Tutti che mi chiedevano se stavo bene. Uno dei messaggi diceva: caduto il 447, ma tu sei sul 446, vero? Telefonami.
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